Finalmente dopo un pò di “fermo” torno a scrivere qualcosa ma, soprattutto, riprendo a viaggiare e a fare fotografie!
Oggi vi parlo della mia visita a Tresigallo, un paese nel comune di Tresignana, in provincia di Ferrara .
Questa volta non sono sola (strano ma vero!) ma accompagnata da un amico.
Tresigallo, sin da subito, trasmette la sensazione di un luogo in cui il tempo si è fermato e dove regna il silenzio.
È stata costruita tra le due guerre, negli anni ’30, grazie al volere del ministro dell’agricoltura e foresete Edmondo Rossoni, con l’intento di creare una “Città ideale“.
La città è costruita secondo la corrente architettonica del razionalismo-italiano, tipica dello stile fascista. Ha ispirato il movimento artistico della metafisica ed in particolare l’artista de Chirico.
Rossoni ha voluto trasformare il borgo contadino di Tresigallo in una città a misura d’uomo per il benessere dei suoi abitanti ed in particolare in una città industrializzata e corporativa.
Attorno a Tresigallo si sono infatti sviluppate numerose industrie.
La prima “tappa” del tuor è l’edificio Sogni, luogo anticamente destinato ai bagni pubblici.
La ristrutturazione dell’anno 2000 ha voluto che l’edificio cambiasse insegna e anche destinazione d’uso: ora ospita mostre ed eventi.
Non potevo farmi una foto qui davanti… in primis perchè mi scappa sempre pipì…. ma poi anche perchè sono una gran sognatrice!
La Casa della cultura, ora sede della biblioteca della città, era la ex casa Balilla, in cui veniva esaltato in culto del corpo e per cui utilizzata come grande palestra, successivamente fu anche adibita come sala della musica e come sede per gli incontri del regime fascista.
Ci spostiamo nel piazzale delle scienze, qui sorgeva una distilleria e tutti gli edifici circostanti erano costruiti appositamente per i lavoratori.
Interessente l’architettura di una vecchia palazzina e l’edificio destinato a mulino elettrico a fianco di essa.
Passeggiando tra le vie del paese ci si può ancora imbattere in vecchie insegne dei negozi, sembra davvero di essere tornati indietro nel tempo.
Arrivimo ora in Piazza della Repubblica.
Notiamo da subito il “vuoto” e “l’abbandono” di questo luogo, non c’è anima viva, se non qualche ragazzino che scorazza col monopattino e qualche piccione affamato che impaurito si avvicina a noi mentre mangiamo qualcosa seduti su una panchina.
Devo notare con rammarico che, nonostante questa piazza sia davvero particolare, è molto trascurata, addirittura gli intonaci dei portici stanno cadendo a pezzi e ci sono transenne di pericolo ovunque. Peccato che questo patrimonio non sia valorizzato come si deve!
Come detto, la piazza, è circondata da un grande porticato che vi gira attorno a forma di ferro di cavallo, ricorda la struttura di un antico teatro Romano.
I vari edifici furono realizzati da compagnie assicurative, notiamo il leone delle “Generali” sopra a questi porici.
Al centro della piazza una fontana viene sovrastata da 4 antilopi, simbolo delle conquiste coloniali in Africa.
Ripartiti dopo la breve pausa (anche se devo dire la fatica di alzarsi da quella bella panchina al sole è stata tanta!) ci dirigiamo verso l’ex Colonia post-sanatoriale. L’edificio ospitava le persone guarite di tubercolosi (si pensa fosse destinato unicamente alla degenza femminile) che venivavo reintegrate a step nella vita quotidiana dopo la malattia.
Devo ammettere che il luogo è davvero freddo e non ce la sentiamo di visitare l’edificio.
Ci dirigiamo verso la strada principale, quella che collega Ferrara al Mare, l’ex via “Rossonia“.
Qui troviamo il campo sportivo, come detto lo sport era molto valorizzato nell’epoca fascista e le strutture legate ad esso dovevano essere imponenti e simbolo di potere e forza.
Sul lato del campo sportivo si ergono le scuole elementari, in uso ancora tutt’oggi anche se nel corso degli anni l’estetica dell’edificio ha subito parecchie trasformazioni.
Dall’altra parte della strada si trova l’edificio dell ex sala da ballo Domus Tua, davvero curiosa la sua architettura.
Tornando verso il centro, percorrendo via Giuseppe Verdi, incontriamo vari edifici: un vecchio hotel destinato a persone abbienti, la vecchia sede dei carabinieri e un edifico adibito alle giovani donne ricamatrici.
Giungiamo ora in Piazza Italia e la nostra attenzione viene subito catturata dal colonnato che circonda piazza. Nulla a che vedere con il colonnato della prima piazza visitata!
Sul colonnato, che pare infinito, sono presenti dei bassorilievi che rappresentano la vita agricola.
Qui è tutto ben curato e addirittura incontriamo …vita! Ci sono negozi (chiusi perchè è domenica) e bar.
Vengo catturata dai contrasti delle ombre e delle luci proiettate sui muri e da queste geometrie così ben studiate.
Al termine del porticato incontiamo la Chiesa di S. Apollinare.
Il suo interno è molto semplice e spoglio.
Accanto alla Chiesa è presente un edificio che tutto si direbbe tranne che un’asilo per l’infanzia!
La struttura è ancora adibita a tale uso, il bassorilievo che vi è sopra rappresenta dei fucili, un libro aperto con dei segnalibri e una pala da lavoro.
La balconata rappresenta i soldati italiani morti nella prima guerra mondiale e la scritta inferiore cita la frase “Il sacrificio degli eroi arde perenne“.
Incamminandoci oltre troviamo la parte, a mio avviso, più interessante: una zona che sembra ricostruire un set cinematografico, mi pare di essere a “Cinecittà” e mi aspetto una qualche comparsa esca dagli edifici :-).
In realtà questa è l’ex casa del fascio, sede del Partito Nazionale Fascista locale.
Adiacente ad esso troviamo il vecchio Bar Roma che porta ancora la sua insegna originale.
Si tratta di un edificio purtroppo abbandonato, ci avviciniamo e al suo interno troviamo solo vecchi calcinacci e nidi di piccioni, un vero peccato che questo posto sia lasciato in questo modo!
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La nostra visita termina al cimitero (i commenti sorgono spontanei…), progettato nel 1934, in cui è presente la tomba di famiglia del Rossoni.
A fine giornata non mi resta che trarre le mie conclusioni personali:
Tresigallo è sicuramente un luogo simbolo di un periodo molto importante per l’Italia, sembra, come ho ripetuto mille volte, fermo nel tempo, come se qualcosa fosse accaduto e il paese fosse stato “congelato”.
Questo è certamente un bene perchè riproduce fedelmente l’architettura e la cultura di un tempo senza contaminazioni.
La cosa negativa però è che questo abbandono l’ha portato al degrado e le strutture stanno andando in disfacimento.
Andrebbe secondo me valorizzato maggiormente e gli edifici andrebbero ristrutturati mantenendo la loro conformazione iniziale.
Fotograficamente la mia idea era di fare tutto in bianco e nero, anche perchè ho fotografato con le luci “dure” della giornata.
Tornata a casa ho però deciso di mantenere i colori perchè gli edifici hanno colori “vivi”, questi colori mi danno l’idea degli unici abitanti del paese, come se l’utopia della città perfetta fosse ancora viva tra questi edifici.
Una nota di favore al comune di Tresigallo per il sito, ben fatto https://www.tresigallolacittametafisica.it/ che mi ha aiutato a scoprire la città, sul sito trovate la storia e un’audioguida gratuita che vi accompagnerà per la città.